GAV - Gruppo Astronomico Viareggio 

Relazione


 

ANAGLIFI SPAZIALI

Il primo Panorama lunare completo a 360°
grazie alla distanza della macchina fotografica dal punto nodale di rotazione

Apollo 16 - E.V.A. 3 - Station 13 - Shadow Rock


di Roberto Beltramini

Durante l'elaborazione dei molti anaglifi delle missioni Apollo, mi sono sorpreso nel trovare l'effetto 3D in quasi la totalità  delle immagini, o meglio nelle zone sovrapposte delle panoramiche che spesso gli astronauti effettuavano.

Un effetto 3D abbastanza costante e sempre evidente.
Mi sono chiesto spesso come si fossero mossi gli astronauti durante le riprese di tali panoramiche.

Abitualmente chi fa stereoscopia con un singola macchina fotografica, sa che bisogna riprendere una stereocoppia spostandosi parallelamente tra i due scatti per ottenere un buon effetto 3D.
Questo ovviamente non poteva essere successo, o essere stato messo in atto dagli astronauti, durante le riprese panoramiche.
In altre occasioni lo hanno fatto volutamente per riprendere immagini stereo, secondo i canoni, ma più che altro per scopi scientifico/documentari.

Pensando come poteva essersi verificata una ripresa stereoscopica di questo tipo si è presentata casualmente un'occasione incredibile, parlare, durante una conferenza di Paolo Attivissimo, via skype, con Edgar Mitchell
¹, astronauta che ha messo piede sulla Luna con la missione Apollo 14.
Non ho perso l'occasione, unica, per chiedergli come si muovevano durante le riprese delle panoramiche.
Un po' di perplessità per la strana domanda, motivata prontamente da Paolo a Edgar mettendolo a conoscenza del fatto che realizzo immagini 3D delle missioni.
La risposta, semplice, che ruotavano sul posto, durante ogni scatto, probabilmente con piccoli
 e minimi spostamenti dei piedi.

Allora com'è possibile che venga fuori sempre un buon effetto 3D?
Sconcertato perché a logica la cosa non mi era comprensibile, ho voluto allora fare una prova, eseguendo una panoramica anche se in una stanza, con un obiettivo da 28mm di focale (gli astronauti usavano un 24mm), scattando e sovrapponendo abbondantemente le immagini come facevano loro.
In pratica una serie di scatti a raggiera da un'unica posizione badando bene di non spostarmi lateralmente o parallelamente tra uno scatto e l'altro.

Ho poi preso due immagini a caso, con un settore in comune e le ho allineate e corrette a mano prima, poi in automatico con StereoPhoto Maker.
Risultato: si e' verificato l'effetto 3D esattamente come nelle missioni Apollo!

Facendo parte della Società Stereoscopica Italiana chiedo lumi in mailinglist.
La risposta non tarda ad arrivare, da parte del Presidente Onorario Dott. Davide Del Vento che ringrazio per la chiarezza e disponibilità:

La risposta e' semplice. Per *non* avere effetto stereoscopico devi ruotare l'obiettivo intorno al cosiddetto "punto nodale".
Questa rotazione e' una rotazione "pura", priva di traslazione. Qualsiasi altra rotazione intorno ad un punto diverso (che e' quella che fai se "ruoti a casaccio") può essere scomposta in una rotazione intorno al punto nodale ed una traslazione.
 La prima e' una rotazione pura, la seconda (essendo una traslazione) causa effetto stereoscopico. 

Per avere un'idea di cosa parlo, prova a guardare due oggetti con un occhio solo: un oggetto vicino e uno lontano e mantienili allineati. Ora ruota la testa a destra e sinistra.
Come vedrai, oltre alla rotazione dell'immagine, gli oggetti manifesteranno parallasse e non saranno più allineati: l'asse di rotazione del collo non e' il punto nodale del sistema ottico del tuo occhio.
 

Alternativamente, tenendo ferma la testa, muovi l'occhio. L'asse di rotazione dell'occhio e' molto vicino al suo punto nodale, tanto da non manifestare apprezzabile parallasse, almeno alle distanze che ho provato io. Ovviamente la precisione in questione dipende anche dalla focale: per un grandangolo potrebbe bastare un cavalletto, per un telescopio e' praticamente impossibile -- per focali intermedie occorre una speciale "testa panoramica".

Abbiamo così il caso degli astronauti in cui la macchina fotografica con obiettivo 24mm era lontana dal punto nodale di rotazione.

Se l'asse di rotazione è al centro del corpo dell'astronauta e la macchina fotografica attaccata al torace, il suo obiettivo sarà lontano circa 20 cm dal punto nodale di rotazione.

Ad ogni spostamento radiale dell'obiettivo, si verifica perciò un effetto di parallasse capace di ricreare l'effetto 3D.

Conseguentemente a ciò ecco spiegato perché sono riuscito a realizzare, per la prima volta, un'immagine a 360°, in anaglifo, di una panoramica lunare ripresa da Charlie Duke durante l'E.V.A. 3 di Apollo 16.

L'immagine è elaborata graficamente e totalmente a mano, partendo da 21 fotogrammi in B/N, originali N.A.S.A. ed è in sola versione anaglifa.
Sarebbe infatti impossibile lavorare contemporaneamente su due enormi stereo coppie di queste dimensioni.

L'impresa non è comunque da poco.
Creare anaglifi coerenti tra loro, che potessero essere combinati insieme, nonostante le diverse condizioni di ripresa e luminosità, le diverse deformazioni prospettiche, ha messo a dura prova la pazienza.

Una volta assemblato il tutto, l'impresa nell'impresa! Cancellare tutti i "crocini" (circa 400) di riferimento presenti in ogni immagine!
Cancellarli possibilmente, senza alterare troppo l'originale, rendendoli invisibili ed eliminandone così la fastidiosa visione sovrapposta all'effetto 3D.

E' stato fatto anche un restauro togliendo delle macchie chiare, probabilmente dovute alla scansione originale e per quanto possibile delle macchioline nere, dovute alla polvere lunare accidentalmente rimasta intrappolata durante il cambio della pellicola, tra il caricatore e cioè la pellicola stessa e l'otturatore.

L'originale risultante è un jpg da 57MB. Per un'estensione maggiore di 360°. Una copertura totale della Station 13 di Apollo 16.

Nell'immagine sono visibili:
Il Rover Lunare (LRV), con John Young che sta regolando (mosso in 3D) l'antenna ad alto guadagno, poi sempre verso destra la grande ed evidente Shadow Rock .
A seguire sullo sfondo, a 180° si intravede il circo di Ravine Crater, poi di seguito l'area Cincos e la Stone Mountain.

L'immagine è visionabile con navigatore, zoom e trascinamento in questa pagina:

Apollo 16 - Station 13 - Shadow Rock


¹ - Il link fa riferimento alla biografia di Edgar Mitchell presente sul sito N.A.S.A., scevra di fronzoli e basata sulla vita dell'astronauta. Questo volutamente visto che Wikipedia riporta una biografia scarna, lasciando più spazio alle sue presunte dichiarazioni sugli UFO che non alla sua partecipazione al Programma Apollo.

Archivio Anaglifi

 

Ultimo aggiornamento 31-05-2015


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